Cinque anni fa il sogno olimpico dello “Squalo dello stretto” si è infranto sulla discesa di Vista Chinesa, a soli 11 km dal traguardo. Vincenzo, capitano di una nazionale che aveva saputo gestire egregiamente l’intera gara, era in fuga con altri due corridori e già pregustava la volata per l’oro quando è stato coinvolto in una caduta: gara terminata, clavicola rotta e grande rammarico per una medaglia sfumata. Inevitabile che per il 36enne siciliano l’appuntamento di Tokyo abbia un significato particolare. Sesto ciclista di sempre ad aver vinto Giro d’Italia (2013 e 2016), Tour de France e Vuelta ha dimostrato di essere un corridore completo aggiudicandosi anche le classiche come il Lombardia (2015 e 2017) e la Milano-Sanremo (2018). Non ama il contatto fisico e, anche per questo, il calcio non gli è mai piaciuto. Ha, invece, la passione per l’automodellismo radiocomandato e l’hobby della fotografia ereditato dal padre, che gli ha trasmesso anche la passione per il ciclismo. Assai legato alla sua terra, che ha dovuto lasciare giovanissimo per seguire il sogno di diventare ciclista professionista, ha fatto della semplicità il suo punto di forza.